Colpisce soprattutto i pazienti più anziani e, se non individuata e trattata per tempo, può portare a complicazioni e problemi più gravi. Parliamo della fibrillazione atriale, un particolare tipo di aritmia, cioè di alterazione del normale battito del cuore, che si manifesta con contrazioni cardiache irregolari e più rapide del normale: in genere a riposo le pulsazioni del cuore sono 60-100 al minuto, mentre in chi è affetto da fibrillazione atriale superano le 100 al minuto[1].
La causa della fibrillazione atriale sono degli impulsi elettrici anomali. Le contrazioni del cuore, infatti, sono sempre regolate da un sistema elettrico: l’impulso nasce nel nodo seno-atriale, che si trova nell’atrio destro del cuore, e si propaga poi nell’atrio sinistro. In caso di fibrillazione atriale il punto di partenza dell’impulso al battito non è più nel nodo seno-atriale, ma in altre aree circostanti. Ciò causa un’attività caotica negli atri, che si contraggono in modo irregolare[2].
Mentre nel cuore accade tutto questo, il paziente potrebbe non avvertire nessun sintomo. In altri casi il soggetto potrebbe invece sentire (anche in modo occasionale) le palpitazioni o il cuore che “sfarfalla”. Altri segnali rilevatori sono vertigini, affaticamento e difficoltà a respirare. Con sintomi così evidenti e allarmanti, il soggetto di solito si reca dal medico o al pronto soccorso e scopre in questo modo di soffrire di fibrillazione atriale. Ma dal momento che questa patologia può essere asintomatica e comunque rivelarsi pericolosa se non curata, principalmente perché può causare ictus tromboembolico, è fondamentale tenere monitorato il cuore con regolarità, specialmente dopo i 65 anni e in presenza di fattori di rischio, che nel caso della fibrillazione atriale sono ad esempio l’infarto del miocardio, lo scompenso cardiaco, l’ipertensione, l’arteriosclerosi coronarica e alcune patologie polmonari (tra cui asma e polmonite) e tiroidee (come l’ipertiroidismo).
Quali esami fare per scoprire la fibrillazione atriale? Le forme meno gravi o agli stadi iniziali, come la fibrillazione atriale parossistica, non sono persistenti nel tempo, ma sono invece spesso caratterizzate da episodi di aritmia di breve durata. In questi casi il consiglio è di sottoporsi a un Holter 24 ore (o anche di maggiore durata, se possibile)[3], esame non invasivo in grado di monitorare il cuore senza interruzioni per uno o più giorni, rilevando quindi qualunque aritmia episodica. Nelle persone con più di 65 anni e/o con fattori di rischio, gli esperti consigliano un ECG (con singola derivazione, per più di 30 secondi) e la rilevazione del polso. In presenza di sintomi che potrebbero far pensare alla fibrillazione atriale, le linee guida raccomandano invece l’esecuzione di un ECG a 12 derivazioni[4]. La fibrillazione atriale può essere trattata con una procedura mininvasiva, detta ablazione transcatetere, o con i farmaci.
[1] Fibrillazione atriale – ISSalute – Aggiornato al 19 gennaio 2022
[2] Ibidem
[3] Linee guida per la diagnosi e il trattamento della Fibrillazione Atriale – Centro Nazionale per l’eccellenza clinica, la qualità e la sicurezza delle cure, Istituto Superiore di Sanità, aprile 2022
[4] Ibidem