Può sembrare strano, ma cuore e stomaco comunicano tra loro. Un problema a carico del primo di questi organi, quindi, potrebbe essere causato da una disfunzione del secondo. È il caso della tachicardia. Questo disturbo consiste nell’accelerazione del battito cardiaco che cresce fino a mantenersi stabilmente sopra i 100 battiti al minuto, invece che tra i 60 e i 100 come avviene normalmente.
Esistono diversi tipi di tachicardia, tra cui fibrillazione atriale e tachicardia parossistica sopra ventricolare, così come diverse sono le cause alla base del problema. Accanto a malattie del cuore, abuso di caffeina e farmaci, stress, squilibri elettrolitici e ipertiroidismo1, una delle possibili cause da prendere in considerazione sono proprio i disturbi digestivi.
Non c’è un esame specifico per capire se la digestione lenta è la causa della tachicardia oppure no. Quando si presentano dei sintomi che fanno sospettare la presenza di questa alterazione del battito cardiaco, per prima cosa si procede accertando la natura e la gravità della situazione. I sintomi più significativi sono il respiro corto, le palpitazioni e il dolore al petto, mentre gli esami diagnostici ai quali ci si sottopone sono l’elettrocardiogramma e l’holter cardiaco (entrambi si possono fare anche in farmacia), come anche lo studio elettrofisiologico, l’ecocardiogramma ed eventualmente altri esami più approfonditi. Per individuare la causa esatta si procede poi per esclusione.
Per quanto riguarda la percezione che ne ha il paziente, la tachicardia causata dalla digestione lenta non differisce molto dalla tachicardia causata da altre disfunzioni, se non per il fatto che ai sintomi tipici di questa alterazione del battito cardiaco potrebbero aggiungersi anche nausea, sudorazione intensa, dolore allo stomaco e senso di stanchezza. Il problema può assumere i contorni di una vera e propria sindrome, chiamata sindrome gastro-cardiaca, sindrome di Roemheld oppure sindrome da iperdistensione gassosa del fondo gastrico2.
Ma cosa accade esattamente nel corpo? Le evidenze3 sono diverse e suggeriscono ad esempio che un’infiammazione all’esofago, causata dal reflusso, possa favorire un’infiammazione cardiaca e causare aritmie o extrasistoli. Esofago e cuore, infatti, non solo sono vicini, ma condividono anche parte dell’innervazione di tipo autonomo parasimpatica. Secondo altri esperti, invece, quando lo stomaco si dilata in seguito a un pasto abbondante o a un eccesso di aria nello stomaco si potrebbe stimolare il nervo vago. Ciò causerebbe un rallentamento del battito cardiaco, al quale l’organismo reagirebbe producendo ormoni che lo accelerano e dunque generando la tachicardia e alzando la pressione arteriosa.
Una volta accertato con il medico specialista il fatto che la digestione lenta potrebbe essere la causa della tachicardia, occorre intervenire anche sulla dieta e sullo stile di vita per evitare di affaticare lo stomaco. No, dunque, a pasti troppo pesanti o ricchi di grassi e zuccheri, magari accompagnati da alcolici e bibite gassate. È utile anche svolgere attività fisica regolare.
1 ISSalute, Tachicardia, 2020
2 La sindrome di Roemheld, cuore e stomaco si parlano, GVM Care&Research, 2 marzo 2018
3 Extrasistoli ventricolari: risponde il dottor Fabrizio Tundo, Corriere della Sera, dicembre 2022