Buone notizie: andare in vacanza fa bene al cuore. Secondo uno studio[1], trascorrere dei periodi di ferie felici e senza stress nel corso dell’anno può portare benefici fisici e proteggere dalla sindrome metabolica: tale condizione - caratterizzata dalla compresenza di ipertensione, diabete e obesità – comporta un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiache[2]. Ben vengano le vacanze, allora, ma senza dimenticare che anche la meta di villeggiatura scelta può influenzare la salute cardiovascolare.
In generale le alte temperature, a maggior ragione se associate alla disidratazione, sono collegate a cali e sbalzi di pressione: quando il corpo attiva i meccanismi per dissipare il calore eccessivo, infatti, il diametro dei vasi sanguigni aumenta e la pressione si abbassa. Al contrario le temperature più rigide causano vasocostrizione (cioè il restringimento dei vasi) e di conseguenza possono far alzare la pressione. Attenzione anche all’altitudine: a quote elevate l’ossigeno diminuisce e ciò può comportare un affaticamento del cuore. Quando si è in buono stato di salute e si segue uno stile di vita sano, l’organismo e il cuore non hanno grandi problemi ad adattarsi a queste diverse condizioni. Differente è invece il caso di chi soffre (o sospetta di soffrire) di ipertensione, scompenso cardiaco, aritmie o coronaropatie.
Prima di partire per le ferie è utile sottoporsi a dei controlli per accertare lo stato di salute cardiovascolare e ricevere informazioni aggiornate su cosa è meglio fare o evitare in vacanza. Sebbene non ci siano delle località proibite, infatti, alcune mete possono presentare dei rischi maggiori per via della temperatura e dell’altitudine. Tra i vari esami di accertamento possibili, l’holter cardiaco permette di individuare eventuali aritmie, mentre l’holter pressorio consente un monitoraggio approfondito della pressione. L’ECG e la prova da sforzo, invece, aiutano a individuare il livello di intensità di attività fisica – che si tratti di una nuotata in mare o di un trekking - che si può tollerare senza conseguenze negative.
Chi ha problemi cardiovascolari o pressori, salvo diversa indicazione del medico curante, in montagna dovrebbe evitare le altitudini elevate alle quali non è abituato (in genere sopra i 2000 metri, ma in età avanzata occorre cautela già oltre i 1500-1600). È comunque meglio salire gradualmente e senza fretta. Se si ha in programma un soggiorno ad alte quote, è bene che non duri solo pochi giorni o poche ore, ma più a lungo, così da dare tempo all’organismo di adattarsi[3].
Una vacanza al mare non presenta il problema dell’altitudine e della carenza di ossigeno, ma certamente comporta temperature meno fresche. In questo caso è quindi importante evitare di uscire nelle ore più calde, ripararsi sempre dal sole con un capello o bagnando la testa[4], mantenersi costantemente idratati, mangiare pasti leggeri e fare il bagno in mare(se l’acqua non è troppo fredda) a stomaco vuoto, perché alcuni fattori di rischio per le cardiopatie favoriscono il rallentamento della digestione[5].
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, l’aereo è quello che desta maggiori preoccupazioni nei pazienti con problemi al cuore. Chi è affetto da cardiopatia ischemica o ha recentemente subìto un’operazione dovrebbe fare maggiore attenzione[6]: meglio chiedere il parere del medico curante.
[1] Vacation frequency is associated with metabolic syndrome and symptoms – Psychology & Health, 2020
[2] ISSalute – Sindrome Metabolica
[3] Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Estate in salute. Scompenso cardiaco, estate e caldo. I consigli di ALT onlus per proteggere il cuore
[4] Ibidem
[5] Manuela MSD, Versione per i pazienti - Alcune cause e manifestazioni di cattiva digestione
[6] Cuore “in alta quota” – Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia A. De Gasperis